Il datore di lavoro è obbligato a preavvertire il dipendente dell’approssimarsi
del termine del periodo di comporto?
“Non rientra nell'obbligo di correttezza e buona fede del datore di
lavoro l'onere di avvertire preventivamente il lavoratore della imminente
scadenza del periodo di comporto per malattia, al fine di permettere allo
stesso di esercitare eventualmente la facoltà di chiedere tempestivamente un
periodo di aspettativa, come previsto dal contratto collettivo stesso”. Cass.
civ., Sez. lavoro, 28/03/2011, n. 7037
“Nella fattispecie di recesso del datore di lavoro per l'ipotesi di
assenze determinate da malattia del lavoratore, tanto nel caso di una sola
affezione continuata, quanto in quello del succedersi di diversi episodi
morbosi (cosiddetta eccessiva morbilità), la risoluzione del rapporto
costituisce la conseguenza di un caso di impossibilità parziale sopravvenuta
dell' adempimento, in cui il dato dell'assenza dal lavoro per infermità ha una
valenza puramente oggettiva; ne consegue che non rileva la mancata conoscenza
da parte del lavoratore del limite cosiddetto esterno del comporto e della
durata complessiva delle malattie e, in mancanza di un obbligo contrattuale in
tal senso, non costituisce violazione da parte del datore di lavoro dei
principi di correttezza e buona fede nella esecuzione del contratto la mancata
comunicazione al lavoratore dell'approssimarsi del superamento del periodo di comporto,
in quanto tale comunicazione servirebbe in realtà a consentire al dipendente di
porre in essere iniziative, quali richieste di ferie o di aspettativa,
sostanzialmente elusive dell'accertamento della sua inidoneità ad adempiere
l'obbligazione. (Rigetta, App. Catania, 25 Novembre 2003)” Cass. civ., Sez.
lavoro, 28/06/2006, n. 14891
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