lunedì 31 maggio 2021

Che natura ha l'erogazione per perdita definitiva del riposo?



Cass. 26/11/2013 n. 26398

L'attribuzione patrimoniale di natura risarcitoria spetta per la perdita definitiva del riposo, ove cioè non fruito neppure in un arco temporale maggiore di sette giorni. La fattispecie di prestazione di lavoro domenicale senza riposo compensativo non può essere equiparata a quella del riposo compensativo goduto oltre l’arco dei sette giorni, atteso che una cosa è la definitiva perdita del riposo, agli effetti sia dell’obbligazione retributiva che del risarcimento del danno per lesione di un diritto alla persona, altra il semplice ritardo della pausa di riposo; e, in questa seconda ipotesi, il compenso sarà dovuto a norma dell’art. 2126 c.c., comma 2, che espressamente gli attribuisce natura retributiva, salvo restando il risarcimento del danno subito, per effetto del comportamento del datore di lavoro, a causa del pregiudizio del diritto alla salute o di un altro diritto di natura personale.

venerdì 28 maggio 2021

 Come si determina il danno del lavoro prestato oltre il sesto giorno consecutivo?




Cass. 13/9/2016 n. 17966

In tema di lavoro prestato oltre il sesto giorno consecutivo, occorre tenere distinto il danno da usura psicofisica, conseguente alla mancata fruizione del riposo dopo sei giorni di lavoro, dall’eventuale ulteriore danno biologico, che invece si concretizza in un’infermità determinata da una continua attività lavorativa non seguita da riposi settimanali. Nella prima evenienza, il danno può essere presunto sull’an; il relativo quantum è indennizzabile mediante ricorso a maggiorazioni o compensi previsti dal contratto collettivo o individuale per altre voci retribuite. ,

giovedì 27 maggio 2021

 Quando la trasferta assume carattere retributivo?



Cass. 22/5/2005 n. 8468
L'istituto della trasferta presuppone che lo spostamento del lavoratore sia determinato da fatti occasionali e contingenti, implicanti di volta in volta singole decisioni del datore di lavoro; la prolungata permanenza in varie sedi di cantiere e i ripetuti spostamenti dall’una all’altra sede, quale modalità immanente al lavoro, costituiscono invece un aspetto strutturale della prestazione connesso alla causa tipica del contratto, cosicché il compenso di questa specifica prestazione con somma fissa non costituisce mero rimborso spese, bensì rappresenta il corrispondente aspetto strutturale della retribuzione, in quanto diretto a compensare il particolare disagio e la gravosità connessi alla prestazione. Pertanto, lo speciale emolumento previsto dalla contrattazione collettiva per compensare la peculiare connotazione di tale prestazione lavorativa ha natura retributiva. , Pres. Sciarelli Est. Cuoco, in Orient. Giur. Lav. 311)

mercoledì 26 maggio 2021

 Quando si ha trasferta?



Trib. Milano 7/5/2009

Ai fini del configurarsi della trasferta del lavoratore che si distingue dal trasferimento è necessaria la sussistenza del permanente legame del prestatore con l'originario luogo di lavoro, mentre restano irrilevanti, a tal fine, la protrazione dello spostamento per un lungo periodo di tempo e la coincidenza del luogo della trasferta con quello di un successivo trasferimento, anche se disposto senza soluzione di continuità al termine della trasferta medesima.

martedì 25 maggio 2021

 Entro quanto si prescrivono le indennità spettanti al lavoratore subordinato?


Cass. 

21/05/2021, n. 14062

Le indennità spettanti al lavoratore al momento della cessazione del rapporto di lavoro sono assoggettate alla prescrizione quinquennale ex art. 2948, comma 1, n. 5, c.c., a prescindere dalla loro natura, retributiva o previdenziale, in ragione dell'esigenza di evitare le difficoltà probatorie derivanti dall'eccessiva sopravvivenza dei diritti sorti in occasione della chiusura del rapporto.

lunedì 24 maggio 2021

 Su chi grava l'onere della prova del licenziamento ricorsivo?



Cass. 20/05/2021, n. 13781

In tema di licenziamento ritorsivo, l'onere della prova del carattere ritorsivo del provvedimento grava sul lavoratore e può essere assolto con la dimostrazione di elementi specifici

sabato 22 maggio 2021

 Quali ipotesi rientrano nel licenziamento giustificato motivo oggettivo?



Cass. 19-05-2021, n. 13643

Va premesso che ai fini del licenziamento individuale per giustificato motivo oggettivo, della L. n. 604 del 1966, art. 3, richiede: a) la soppressione del settore lavorativo o del reparto o del posto cui era addetto il dipendente, senza che sia necessaria la soppressione di tutte le mansioni in precedenza attribuite allo stesso; b) la riferibilità della soppressione a progetti o scelte datoriali - insindacabili dal giudice quanto ai profili di congruità e opportunità, purchè effettivi e non simulati - diretti ad incidere sulla struttura e sull'organizzazione dell'impresa, ovvero sui suoi processi produttivi, compresi quelli finalizzati ad una migliore efficienza ovvero ad incremento di redditività; c) l'impossibilità di reimpiego del lavoratore in mansioni diverse, elemento che, inespresso a livello normativo, trova giustificazione sia nella tutela costituzionale del lavoro che nel carattere necessariamente effettivo e non pretestuoso della scelta datoriale, che non può essere condizionata da finalità espulsive legate alla persona del lavoratore. L'onere probatorio in ordine alla sussistenza di questi presupposti è a carico del datore di lavoro, che può assolverlo anche mediante ricorso a presunzioni, restando escluso che sul lavoratore incomba un onere di allegazione dei posti assegnabili

giovedì 20 maggio 2021

Nel lavoro domestico il licenziamento richiede la giusta causa o il giustificato motivo?


Tribunale Cosenza Sez. lavoro 07/05/2021

Nel regime giuridico applicabile al rapporto di lavoro domestico non è richiesto il requisito della giusta causa o di un giustificato motivo ai fini del licenziamento legittimo, potendo il datore di lavoro domestico procedere al licenziamento senza obbligo di motivazione, discendendo la scelta di interrompere il rapporto semplicemente da motivi discrezionali o di opportunità. Rimane pertanto esclusa dal lavoro domestico la reintegrazione del posto di lavoro o il risarcimento del danno in caso di licenziamento illegittimo, purché siano rispettati i termini di preavviso di licenziamento.

mercoledì 19 maggio 2021

 Quando sorge l'obbligo all'iscrizione alla gestione separata Inps?

Cass. 17/05/2021, n. 13199

L'obbligo di iscrizione alla Gestione separata è genericamente rivolto a chiunque percepisca un reddito derivante dall'esercizio abituale (ancorché non esclusivo) ed anche occasionale (oltre la soglia monetaria indicata nell'art. 44, comma 2, D.L. n. 269 del 2003, conv. con L. n. 326 del 2003) di un'attività professionale per la quale è prevista l'iscrizione ad un albo o ad un elenco, tale obbligo venendo meno solo se il reddito prodotto dall'attività professionale predetta è già integralmente oggetto di obbligo assicurativo gestito dalla cassa di riferimento.

martedì 18 maggio 2021

 Il pubblicista può svolgere attivita' di redattore ed ottenere assunzione in medesime mansioni?



Cass. 10/05/2021, n. 12344

Lo svolgimento di mansioni di redattore alle dipendenze di un'azienda giornalistica da parte di soggetto solamente iscritto nell'elenco dei pubblicisti non comporta la nullità del contratto per illiceità della causa o dell'oggetto e produce gli effetti previsti dall'art. 2126 c.c., per il tempo in cui il rapporto di lavoro ha avuto esecuzione, restando escluso il diritto di continuare a rendere la prestazione o di pretenderne la esecuzione, sicché, in tale ipotesi, nel caso di accertamento della natura subordinata di un rapporto di lavoro giornalistico, il giudice deve limitarsi a riconoscere il diritto alle differenze retributive ai sensi dell'art. 2126, comma 1, c.c., ma non può ordinare la riassunzione del lavoratore, assumendone l'illegittimo licenziamento, atteso che nel contratto nullo per violazione di norma imperativa non è concepibile un negozio di licenziamento e non sono configurabili le conseguenze che la legge collega al recesso ingiustificato.

lunedì 17 maggio 2021

 La rinuncia l'indennità di preavviso da parte del lavoratore fa venire meno il dovere di versare i contributi?



Cass, 13/05/2021, n. 12932

E' nel momento stesso in cui il licenziamento acquista efficacia che sorge il diritto del lavoratore all'indennità sostitutiva del preavviso e la conseguente obbligazione contributiva su tale indennità: se poi, successivamente, il lavoratore licenziato rinunci al diritto all'indennità, tale rinuncia non potrà avere alcun effetto sull'obbligazione pubblicistica, preesistente alla rinuncia e ad essa indifferente perché il negozio abdicativo proviene da soggetto (il lavoratore) diverso dal titolare (INPS).

sabato 15 maggio 2021

 Il cattivo esercizio del potere di apprezzamento delle prove permette di ricorrere in Cassazione?



Cass.12/05/2021, n. 12632

Il cattivo esercizio del potere di apprezzamento delle prove non legali da parte del giudice di merito non dà luogo ad alcun vizio denunciabile con il ricorso per cassazione, non essendo inquadrabile nel paradigma dell'art. 360, comma l, n. 5, c.p.c., che attribuisce rilievo all'omesso esame di un fatto storico, principale o secondario, la cui esistenza risulti dal testo della sentenza o dagli atti processuali, che abbia costituito oggetto di discussione tra le parti e presenti carattere decisivo per il giudizio, né in quello del precedente n. 4, disposizione che, per il tramite dell'art. 132, comma 1, n. 4, c.p.c., dà rilievo unicamente all'anomalia motivazionale che si tramuta in violazione di legge costituzionalmente rilevante.

giovedì 13 maggio 2021

 Quando si perfeziona il deposito telematico degli atti?



Cass. 11/05/2021, n. 12422

In tema di procedimento civile, il deposito telematico degli atti processuali si perfeziona quando viene emessa la seconda PEC, ovvero la ricevuta di avvenuta consegna, da parte del gestore di posta elettronica certificata del Ministero della Giustizia, come disposto dall'art. 16-bis, comma 7 del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179, convertito in L. 17 dicembre del 2012 n. 221, inserito dall'art. 1, comma 19, n. 2) della L. 24 dicembre 2012, n. 228, e modificato dall'art. 51, comma 2, lett. a) e b) del D.L. 24 giugno 2014, n. 90, convertito in L. 11 agosto 2014, n. 114, il quale ha anche aggiunto che, ferma l'applicabilità delle disposizioni di cui all'art. 155, commi 4 e 5, c.p.c., il deposito è tempestivamente effettuato, quando la ricevuta di avvenuta consegna viene generata entro la fine del giorno di scadenza, così superando quanto previsto dall'art. 13, comma 3, D.M. 21 febbraio 2011, n. 44, ove è invece previsto che, quando la ricevuta viene rilasciata dopo le ore 14.00, il deposito deve considerarsi effettuato il giorno feriale immediatamente successivo.

mercoledì 12 maggio 2021

 Come sono state definite le collaborazioni assoggettate alla disciplina lavorativa del lavoro subordinato dalla legge 128 del 2019?

Art. 2 dlgs 81 del 2015

1. A far data dal 1° gennaio 2016, si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche qualora le modalità di esecuzione della prestazione siano organizzate mediante piattaforme anche digitali

martedì 11 maggio 2021

Cosa deve provare il lavoratore per richiedere l'indennità sostitutiva delle ferie?


Cass. 22/04/2021, n. 10638

Il lavoratore che agisca in giudizio per chiedere la corresponsione della indennità sostitutiva delle ferie non godute ha l'onere di provare l'avvenuta prestazione di attività lavorativa nei giorni ad esse destinati, atteso che l'espletamento di attività lavorativa in eccedenza rispetto alla normale durata del periodo di effettivo lavoro annuale si pone come fatto costitutivo dell'indennità suddetta, mentre incombe al datore di lavoro l'onere di fornire la prova del relativo pagamento

lunedì 10 maggio 2021

L'abuso della posizione direttiva verso altri dipendenti costituisce giusta causa di licenziamento? 




Tribunale Frosinone Sez. lavoro, 27/04/2021

Costituisce giusta causa di licenziamento ai sensi dell'art. 2119 cod. civ., in quanto idonea a ledere irrimediabilmente il rapporto fiduciario che deve intercorrere tra il datore di lavoro ed il suo dipendente, la condotta di quest'ultimo che, in sua assenza, abusando della sua posizione gerarchicamente sovraordinata, abbia costretto altro collega a timbrare il suo cartellino marcatempo attestando così falsamente la sua presenza in servizio.

giovedì 6 maggio 2021

 

Di chi è la competenza ad avviare l'apertura di un procedimento disciplinare nel pubblico impiego?



Cass 04/05/2021, n. 11634

In materia di pubblico impiego contrattualizzato, la competenza ad avviare e concludere il procedimento disciplinare, nella vigenza dell'art. 55 del D.Lgs. n. 165 del 2001, è dell'ufficio per i procedimenti disciplinari del luogo, ossia della sede lavorativa, dove il lavoratore prestava servizio quando i fatti, come conosciuti dall'amministrazione, hanno assunto evidenza disciplinare, senza che rilevi il successivo trasferimento del lavoratore medesimo ad altra sede appartenente alla stessa P.A., ancorché gravante nella sfera di competenza di altro ufficio disciplinare.

mercoledì 5 maggio 2021

 Cosa determina l'idoneità assoluta alla prestazione?



Cass. 12/04/2021, n. 9556

In caso di sopravvenuta inidoneità totale del lavoratore subordinato alla prestazione lavorativa, si configura un caso di impossibilità assoluta per il venir meno della causa del contratto, non riconducibile ai casi di sospensione legale previsti dagli art. 2110 e 2111 c.c., con la conseguenza che, al verificarsi di tale impossibilità assoluta e diversamente da quanto avviene per il caso di impossibilità relativa, si determina la risoluzione del rapporto, senza necessità che la parte interessata manifesti mediante il negozio di recesso l'assenza di un suo interesse al mantenimento del vincolo giuridico (ormai privo di valore), dovendosi anche escludere, ai sensi dell'art. 1322, comma 2, c.c., che l'autonomia privata possa mantenere ugualmente in vita il rapporto contrattuale.

martedì 4 maggio 2021

 Su chi grava la prova del reportage nel licenziamento per gmo?



Cass. 30/04/2021, n. 11425

In caso di licenziamento per giustificato motivo obiettivo, grava sul datore di lavoro la prova di non poter altrimenti collocare il lavoratore.

lunedì 3 maggio 2021

 Nel caso di trasporti in concessione quando il tempo per recarsi al lavoro può essere remunerato?


Cass. 29-04-2021, n. 11338

 Il R.D.L. n. 2328 del 1923, art. 17 prevede che si computi "come lavoro effettivo... la metà del tempo impiegato per recarsi, senza prestare servizio, con un mezzo gratuito di servizio in viaggi comandati da una località all'altra per prendere servizio o fare ritorno a servizio compiuto" (lett. c).

5. Riguardo a tale norma è stato precisato che per viaggio comandato deve intendersi "ogni trasferimento inevitabile per l'organizzazione dei turni derivante da disposizione aziendale, effettuato sia con mezzo gratuito di servizio sia con proprio mezzo di trasporto con onere di spesa a carico del lavoratore. A tal fine, il computo del tempo di viaggio presuppone che non vi sia coincidenza del luogo di inizio con quello di cessazione del lavoro giornaliero e che tale circostanza sia determinata non da una scelta del lavoratore, bensì, in via esclusiva, da una necessità logistica aziendale, restando irrilevante la scelta del mezzo usato per lo spostamento. Concorrendo tali condizioni, il lavoratore può ottenere il riconoscimento del diritto previsto dalla suddetta norma, il cui fondamento è insito nell'esigenza di compensare il tempo necessario al menzionato spostamento indotto dall'organizzazione del lavoro riconducibile all'azienda" (Cass. n. 26581/2011; conformi: n. 10020/2011; n. 3575/2006; n. 15821/2000).

6. Il principio è stato successivamente ribadito da Cass. n. 9062/2014 (e dalle conformi n. 9063 e n. 9064/2014) e peraltro contestualmente precisato "con riguardo agli oneri probatori imposti al lavoratore" nei termini seguenti: "Il R.D.L. 19 ottobre 1923, n. 2328, art. 17 - nella parte in cui prevede, per il personale addetto ai pubblici servizi di trasporto in concessione, che si computa come lavoro effettivo la metà del tempo impiegato per recarsi, senza prestare servizio, con un mezzo gratuito di servizio in viaggi comandati da una località ad un'altra per prendere servizio o fare ritorno a servizio compiutò - interpretato nel senso che il computo del tempo dei viaggi, regolarmente comandati ed effettuati anche con proprio mezzo di trasporto, presuppone che non vi sia coincidenza del luogo di inizio con quello di cessazione del lavoro giornaliero e che tale circostanza sia determinata non da una scelta del lavoratore, bensì, in via esclusiva da una necessità logistica aziendale, va coordinato con i principi in tema di onere della prova, restando a carico del lavoratore, per ottenere il riconoscimento del diritto previsto dalla suddetta norma, la dimostrazione delle modalità della prestazione, e cioè del tipo di turno praticato, degli spostamenti effettuati, della non coincidenza dei luoghi di inizio e termine della prestazione e di ogni altro elemento idoneo".

7. Ora, risulta accertato dal giudice di appello, in quanto circostanza espressamente riconosciuta con il ricorso di secondo grado e, pertanto, pacifica in causa, che i lavoratori "potevano recarsi direttamente presso il posto di cambio quando iniziavano a lavorare in linea, senza essere obbligati a presentarsi preventivamente al deposito di appartenenza, ovvero potevano fare ritorno direttamente a casa, quando terminavano il turno presso un posto di cambio" (cfr. sentenza impugnata, p. 7 e p. 8, ultimo capoverso).

8. Su tale (non contestata) premessa, la decisione della Corte territoriale si pone in linea con l'orientamento espresso da Cass. n. 9062/2014, peraltro ampiamente richiamata in motivazione, risultando del tutto esente dalle censure svolte con il motivo in esame.

9. La fattispecie concreta dedotta in giudizio, e così come accertata dal giudice di merito, è invero quella in cui, al termine della prestazione lavorativa, vi è recupero immediato del tempo libero cui il lavoratore ha diritto (come, prima dell'inizio di essa, egli ancora ne fruisce), senza che su tale situazione venga a incidere il potere organizzativo del datore di lavoro ovvero, in senso lato, un suo potere di ingerenza o di conformazione, quale potrebbe realizzarsi mediante prescrizioni diverse, variamente connesse a esigenze dell'impresa e da esse in qualche modo giustificate, in relazione al tempo precedente o successivo alla prestazione lavorativa: tale essendo, al di là dell'invecchiamento lessicale della norma, il senso ultimo del nucleo concettuale che si deve tuttora riconoscere nelle parole "viaggi comandati" (da una località all'altra), le quali rimandano alla necessità di un collegamento funzionale tra la presenza del lavoratore in un luogo e la sua prestazione in un altro.

10. D'altra parte, è stato più volte affermato che il tempo impiegato dal dipendente per raggiungere il luogo di lavoro rientra nell'attività lavorativa vera e propria solo quando "lo spostamento sia funzionale rispetto alla prestazione; in particolare, sussiste il carattere di funzionalità nei casi in cui il dipendente, obbligato a presentarsi presso la sede aziendale, sia poi di volta in volta destinato in diverse località per svolgervi la sua prestazione lavorativa" (Cass. n. 17511/2010, fra altre), diversamente il tempo in questione non rientrando tra il lavoro "effettivo", nè potendo essere considerato come tale.