Il compensi incentivante ad obiettivi può essere erogato ai lavoratori somministrati a termine?
giovedì 30 marzo 2023
mercoledì 29 marzo 2023
Quali danni sono esenti da tassazione?
martedì 28 marzo 2023
Nel ccnl sanità la chiamata in servizio in caso di reperibilità impone il riposo compensativo?
Cass. 24/03/2023, n. 8508
In tema di servizio medico di pronta disponibilità, va esclusa la nullità dell'art. 7, comma 9, del C.C.N.L. del 20 settembre 2001, integrativo del C.C.N.L. comparto Sanità del 7 aprile 1999, per violazione dell'art. 9 del D.Lgs. n. 66 del 2003, in quanto tale norma si limita a disciplinare il trattamento economico spettante per le ore effettivamente prestate in regime di cd. reperibilità attiva, sicché, in caso di chiamata effettiva del dipendente, e a prescindere da una sua richiesta, andrà comunque riconosciuto il diritto alla fruizione del riposo compensativo, nel rispetto dell'art. 36 Cost. e dell'art. 5 della Direttiva n. 2003/88/CE. Invero, la norma contrattuale disciplinante la reperibilità attiva è destinata unicamente a disciplinare il trattamento economico spettante per le ore di effettiva prestazione rese a seguito dell'assicurato servizio di pronta disponibilità (con previsione di una maggiorazione giustificata dalla gravosità della prestazione in quanto resa in ora notturna o in giorno festivo) e la stessa non incide, neppure indirettamente, sulla durata complessiva settimanale dell'attività lavorativa e sul diritto del dipendente alla fruizione del necessario riposo settimanale, che restano disciplinati delle disposizioni dettate dai diversi contratti succedutisi nel tempo in tema di orario di lavoro e di riposo. Da ciò discende che, ove il dipendente in servizio di pronta disponibilità venga chiamato a rendere la prestazione, l'azienda, oltre a corrispondere la maggiorazione prevista dal comma 9 (o in alternativa, su richiesta del dipendente, il permesso compensativo di cui all'art. 40 del C.C.N.L.) dovrà comunque garantire allo stesso il riposo settimanale, a prescindere da una sua richiesta, trattandosi di diritto indisponibile, riconosciuto dalla Carta costituzionale oltre che dall'art. 5 della direttiva 2003/88/CE, in conformità al precetto inderogabile dettato dall'art. 9 del D.Lgs. n. 66/2003.
lunedì 27 marzo 2023
Come deve essere valutata la prova testimoniale?
sabato 25 marzo 2023
Cosa prevede l'art. 441 ter CPC?
giovedì 23 marzo 2023
Quali provvedimenti possono essere presi in materia antiscriminatoria in forza dell'art. 38 dlgs 198 del 2006
4. L'inottemperanza al decreto di cui al primo comma o alla sentenza pronunciata nel giudizio di opposizione è punita con l'ammenda fino a 50.000 euro o l'arresto fino a sei mesi.
5. La tutela davanti al giudice amministrativo è disciplinata dall'articolo 119 del codice del processo amministrativo.
6. Ferma restando l'azione ordinaria, le disposizioni di cui ai commi da 1 a 5 si applicano in tutti i casi di azione individuale in giudizio promossa dalla persona che vi abbia interesse o su sua delega da un'organizzazione sindacale, dalle associazioni e dalle organizzazioni rappresentative del diritto o dell'interesse leso, o dalla consigliera o dal consigliere della città metropolitana e dell'ente di area vasta di cui alla legge 7 aprile 2014, n. 56 o regionale di parità.
mercoledì 22 marzo 2023
Quando il fatto materiale previsto dall'art. 3 comma 2 del dlgs 23 del 2015 si considera non verificato?
martedì 21 marzo 2023
Come devono essere valutate le clausole dei contratti collettivi ai fini della reintegra?
Cass. 06/03/2023, n. 6669
In tema di licenziamento disciplinare, al fine di selezionare la tutela applicabile tra quelle previste dall'art. 18, commi 4 e 5, della legge n. 300 del 20 maggio 1970, come novellata dalla legge n. 92 del 28 giugno 2012, è consentita al giudice la sussunzione della condotta addebitata al lavoratore ed in concreto accertata giudizialmente nella previsione contrattuale che punisca l'illecito con sanzione conservativa anche laddove sia espressa attraverso clausole generali o elastiche. Tale operazione di interpretazione e sussunzione non trasmoda nel giudizio di proporzionalità della sanzione rispetto al fatto contestato, restando tale operazione di interpretazione nei limiti dell'attuazione del principio di proporzionalità come già eseguito dalle parti sociali attraverso la previsione del contratto collettivo
lunedì 20 marzo 2023
Quando decade l'INPS dall'azione di recupero dei contributi in caso di appalto?
sabato 18 marzo 2023
Come deve essere valutata l'immediatezza della contestazione disciplinare?
giovedì 16 marzo 2023
Fino a quando possono essere mossi rilievi critici alla ctu?
Cass. 14/03/2023, n. 7339
mercoledì 15 marzo 2023
Per quali finalità devono essere goduti i permessi ex art. 33 Co.ma 3 della L. 104 del 1992?
Cass.13/03/2023, n. 7306
È elemento essenziale della fattispecie di cui all'art. 33, comma 3 della L. 194 del 1992, l'esistenza di un diretto e rigoroso nesso causale tra la fruizione del permesso e l'assistenza alla persona disabile, da intendere non in senso così rigido da imporre al lavoratore il sacrificio, in correlazione col permesso, delle proprie esigenze personali o familiari in senso lato, ma piuttosto quale chiara ed inequivoca funzionalizzazione del tempo liberato dall'obbligo della prestazione di lavoro alla preminente soddisfazione dei bisogni della persona disabile. Ciò senza automatismi o rigide misurazioni dei segmenti temporali dedicati all'assistenza in relazione all'orario di lavoro, purché risulti non solo non tradita (secondo forme di abuso del diritto) ma ampiamente soddisfatta, in base ad una valutazione necessariamente rimessa al giudice di merito, la finalità del beneficio che l'ordinamento riconosce al lavoratore in funzione della prestazione di assistenza e in attuazione dei superiori valori di solidarietà di cui agli artt. 2 e 32 Cost. nonché dei principi di solidarietà interpersonale ed intergenerazionale.
martedì 14 marzo 2023
La revoca della posizione è organizzativa izzativa determina un demansionamento?
lunedì 13 marzo 2023
Cosa bisogna allegare per il danno no patrimoniale?
venerdì 10 marzo 2023
Cosa sono gli assegni al nucleo familiare?
Cass. 08/03/2023, n. 6953
L'assegno al nucleo familiare così come il legislatore ha inteso delinearlo, rappresenta una misura rivolta all'introduzione di un beneficio in favore del nucleo familiare in relazione a un accertamento in concreto del reale fabbisogno della famiglia, riferito al rapporto tra il numero dei componenti il nucleo e l'ammontare del reddito complessivo dello stesso. Quanto alla prova circa il possesso del requisito reddituale del nucleo familiare, a norma del comma 9 dell'art. 2 del D.L. n. 69 del 1988, essa deve essere fornita dal richiedente attraverso un'attestazione la quale, pur se non sottoponibile ad autenticazione, è sanzionabile, anche penalmente, a norma dell'art. 76 del D.P.R. n. 445 del 2000
giovedì 9 marzo 2023
Gli importi riconosciuti quale risarcimento del danno ex art. 36, comma 5, D.Lgs. n. 165 del 2001 sono tassati?
Cass. 07/03/2023, n. 6827
Gli importi riconosciuti dal Giudice del lavoro quale risarcimento del danno ex art. 36, comma 5, D.Lgs. n. 165 del 2001, non sono assoggettabili a tassazione ai sensi dell'art. 6, comma 1, del D.P.R. n. 917 del 1986, in quanto le relative somme – quand'anche determinate facendosi riferimento ad un determinato numero di mensilità non corrisposte - hanno funzione esclusivamente risarcitoria, e non sono sostitutive della retribuzione.
mercoledì 8 marzo 2023
Nel sistema delineato dal Rd 148 del 1931 il lavoratore nel corso del procedimento disciplinare ha diritto di essere sentito per giustificarsi oralmente?
martedì 7 marzo 2023
Quando il patto di prova è validamente apposto sul contratto?
Cass. 20/02/2023, n. 5264
lunedì 6 marzo 2023
Al momento del licenziamento per superamento del comporto devono essere specificate le assenze per malattia effettuate?
venerdì 3 marzo 2023
Si può ricorrere alla negoziazione assistita in materia di lavoro?
giovedì 2 marzo 2023
Come è ripartito l'onere della prova nella verifica delle condizioni di lavoro?
Cass. 28/02/2023, n. 6008
Il lavoratore a cui sia stato richiesto un lavoro eccedente la tollerabilità, per eccessiva durata o per eccessiva onerosità dei ritmi, se lamenta un inesatto adempimento altrui rispetto all'obbligo di sicurezza è tenuto ad allegare rigorosamente tale inadempimento, evidenziando i relativi fattori di rischio (ad es. modalità qualitative improprie, per ritmi o quantità di produzione insostenibili etc., o secondo misure temporali eccedenti i limiti previsti dalla normativa o comunque in misura irragionevole), spettando invece al datore dimostrare che i carichi di lavoro erano normali, congrui e tollerabili o che ricorreva una diversa causa che rendeva l'accaduto a sé non imputabile. Peraltro, oltre a non potersi imporre al lavoratore di individuare la violazione di una specifica norma prevenzionistica, ancor meno ciò può essere richiesto quando, adducendo la ricorrenza di prestazioni oltre la tollerabilità, è in sé dedotto un inesatto adempimento all'obbligo di sicurezza, indubbiamente onnicomprensivo e che non necessita di altre specificazioni, pur traducendosi poi esso anche in violazione di disposizioni antinfortunistiche.
mercoledì 1 marzo 2023
Cosa prevede l'art. 441 bis CPC?